Riflessioni sul mio fare artistico

16/08/2023
alegi

Riflessioni sul mio fare artistico

Nella mia produzione artistica da un lato vi è la costante sperimentazione sui mezzi intesi sia come materiali e supporti utilizzati, sia come media. Vario dalla realizzazione di opere bidimensionali (su supporti e con tecniche tradizionali come la tela, la carta, l’olio, i pigmenti e su supporti più sperimentali come il tessuto di vetro montato su tavola e lavorato con la resina bicomponente) fino alla realizzazione di opere plastiche utilizzando tecniche e materiali tradizionali (il gesso, l‘argilla), più contemporanei (la plastica, le resine, il silicone, le gomme) o riutilizzando oggetti di uso comune che vengono poi rielaborati (gli indumenti, per esempio).
La sperimentazione tecnica non è mai fine a se stessa ma è sempre subordinata e legata al contenuto dell’opera. Molto spesso è la resa formale e la scelta di un materiale specifico a determinarne il senso compiuto.
Dall’altro lato vi è il recupero, la riproduzione e l’affermazione di un immaginario personale, che si esplica attraverso la creazione di forme “originali” (dalle camicie a tutta la serie degli animali). Tali forme vengono tutte caricate e arricchite di un’eccedenza di senso.
Nelle Camicie, così come nell’opera My Family, gli indumenti e gli elementi prelevati dal vissuto quotidiano e familiare rimangono tali, vengono solo trasposti ed accresciuti delle loro valenze d’uso. Nel caso delle Camicie ciò che si evoca è una presenza, un moto, e così pure nella tovaglia, ancora e per sempre sporca, aleggia il vissuto familiare e quotidiano di chi l’ha utilizzata.
Ed è la tecnica della gessatura (con un composto di gesso di Bologna e colla di coniglio, adoperato fin dal Rinascimento per l’imprimitura delle tele) che consente di modellare l’indumento e di ottenere tale effetto.
In Vestiti x Animals gli indumenti rimandano agli esseri che possono averli indossati, di cui si intuiscono solo le forme e le protuberanze, e altri non sono che le 5 sculture dell’opera 5 Animals in the Garden.
Nella serie degli Animals, che prosegue dal ’97, ci sono differenti evoluzioni.
Nella prima le figure ritratte – mai realistiche ma sempre molto stilizzate ed evocative – partono dagli archetipi del cane-lupo e dell’orsacchiotto giocattolo e si presentano alquanto sdrucite, rattoppate, un po’ grottesche e lievemente sofferenti. Anche le sculture di questo periodo (5 Animals in the Garden) presentano deformazioni e anomalie strutturali.
In seguito la rappresentazione degli animali subisce mutazioni nella forma fino a divenire simili a sagome di pupazzi di pezza, con i  morbidi e soffici, apparentemente molto ludici, gioiosi e colorati: non più i colori bruni, neri e sanguigni delle prime opere ma tonalità luminose, chiare, leggere e vagamente acide che si succedono in abbinamenti molto ricercati e studiati. All’interno della composizione gli animali perdono l’iconicità e la staticità iniziale e sono messi in relazione con altri elementi, come oggetti quasi sempre connessi a una quotidianità e ritualità (i contenitori, per esempio), o elementi liquidi o aerei (la pioggia, l’aria). Ancora vengono associati a frasi e parole che completano il senso dell’opera o lo traspongono in altre direzioni, rinviando a immagini e situazioni di carattere psicologico e sensoriale.
Direzione intrapresa nell’opera Acquario, in cui ciascuno dei piccoli dieci scenari acquatici (con tanto di pesci ed elementi acquatici, uniti ad altri oggetti invece più stranianti) possiede una propria narrazione che prosegue in un continuum di associazioni e rimandi negli altri acquari.
La serie più recente I… prevede sempre un utilizzo iconografico del medesimo soggetto. Si tratta in questo caso di giovani donne colte in varie posizioni, azioni o stati, che creano un rimando con le didascalie che le accompagnano. I soggetti si ripetono in pose a volte simili, differenziate tra loro solo da particolari minimi o dalle diverse inquadrature o “zoomate” (avvicinamenti) in cui sono colte. La fisionomia è assente, come assente è molto spesso il volto o il capo. Le opere su carta di piccolo formato, che mantengono l’intimità della pagina da diario, sono affiancate dai dipinti di grande e medio formato realizzati su supporto di resina.
AG 2002